“La maternità conflittuale”

“La maternità conflittuale”

di Sabba Orefice tratto da State of Mind


Il percorso cui mi riferisco nel titolo rientra di fatto in un approccio alla psicopatologia cui faccio riferimento da anni insieme ai colleghi ARP.
L’orientamento attuale nella comprensione e cura dei Disturbi del Comportamento Alimentare ha preso avvio a partire da osservazioni cliniche e ha a sua volta fornito materiale per il lavoro tutt’ora in atto sulla psicopatologia, soprattutto per quanto riguarda il criterio della differenziazione tra sentimenti di base del , vicissitudini relazionali e organizzazioni sintomatologiche.
L’obiettivo è invece “raccontare” sinteticamente una modalità di lavoro clinico, in parte già consolidata ma in continua evoluzione, che apre interessanti prospettive su questa complessa patologia.
I disturbi alimentari sono sindromi cliniche complesse, con definizioni diagnostiche tra le più minuziose e dettagliate del DSM – sia nella versione IV che nella più recente – seppure sia comunque difficile includere nelle definizioni le molte variabili di decorso, sia dal punto di vista della gravità che delle fasi di cronicizzazione e acuzie.

Perché si strutturi un disturbo alimentare vero e proprio sono necessari elementi clinici ben definiti, che poco hanno a che fare con i canoni estetici a cui fanno tanto spesso riferimento i mass media; notizie e dibattiti sul tema non tengono conto della differenza tra “problemi alimentari” e “disturbi alimentari” veri e propri e finiscono per contribuire al peggioramento di situazioni già compromesse, ma non sono da soli in grado di strutturare un disturbo alimentare.

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