“La prevenzione dei disturbi alimentari passa attraverso la mamma”

“La prevenzione dei disturbi alimentari passa attraverso la mamma”

di Paola Cremonese, Giuliana Gola e Donata LuzzatiARP, Associazione per la Ricerca in Psicologia clinica 


 

Mangiare è un’esperienza apparentemente semplice, ma in realtà molto complessa: oltre alla biochimica, coinvolge istinti, emozioni e affetti.

Nell’esperienza alimentare, fin dall’inizio della vita, i fattori psichici e i fattori fisici sono inseparabili: il bambino allattato dalla sua mamma riceve cibo insieme con gli stati d’animo che questa prova. La vicenda alimentare si configura come un indicatore importante della qualità della relazione: il pediatra occupa uno spazio privilegiato da cui osservare la componente emotiva e cogliere alcuni segnali precoci di disturbo.
Le neuroscienze hanno dimostrato che il neonato è in grado di cogliere e padroneggiare emozioni anche complesse: grazie alla raffinata “paletta visiva” della sua retina, dotata di recettori particolari, il neonato coglie le sfumature espressive del volto di chi lo tiene in braccio. Tale capacità (che si estingue tra i 6 e i 9 mesi) lo rende molto sensibile agli stati emotivi della mamma, soprattutto se questa lo guarda negli occhi mentre lo allatta.

Il colloquio con la mamma può diventare un’occasione preziosa per attivare “un laboratorio di riflessione” su questi temi.

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